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Apuleio
Della magia, 53
 
originale
 
[53] Quin etiam -- quod praeterii -- sunt quae fatearis nescire, et eadem rursus, quasi scias, criminari[s]. ais enim me habuisse quaedam sudariolo inuoluta apud lares Pontiani. ea inuoluta quae et cuius modi fuerint, nescisse te confiteris, neque praeterea quemquam esse qui uiderit; tamen illa contendis instrumenta magiae fuisse. nemo tibi blandiatur, Aemiliane: non est in accusando uersutia ac ne impudentia quidem, ne tu arbitreris. quid igitur? furor infelix acerbi animi et misera insania crudae senectutis. his enim paene uerbis cum tam graui et perspicaci iudice egisti: 'habuit Apuleius quaepiam linteolo inuoluta apud lares Pontiani. haec quoniam ignoro quae fuerint, iccirco magica fuisse contendo. crede igitur mihi quod dico, quia id dico quod nescio.' o pulchra argumenta et aperte crimen reuincentia. 'hoc fuit, quoniam quid fuerit ignoro.' solus repertus es, Aemiliane, qui scias etiam illa quae nescis; tantum super omnis stultitia euectus es, quippe qui sollertissimi et acerrimi philosophorum ne is quidem confidendum esse aiunt quae uidemus, at tu de illis quoque adfirmas, quae neque conspexisti umquam neque audisti. Pontianus si uiueret atque eum interrogares, quae fuerint in illo inuolucro, nescire se responderet. libertus eccille, qui clauis eius loci in hodiernum habet et a uobis stat, numquam se ait inspexisse, quanquam ipse aperiret utpote promus librorum, qui illic erant conditi, paene cotidie et clauderet, saepe nobiscum, multo saepius solus intraret, linteum in mensa positum cerneret sine ullo sigillo, sine uinculo. quidni enim? magicae res in eo occultabantur: eo neglegentius adseruabam, sed enim libere scrutandum et inspiciendum, si liberet, etiam auferendum temere exponebam, alienae custodiae commendabam, alieno arbitrio permittebam. quid igitur inpraesentiarum uis tibi credi? quodne Pontianus nescierit, qui indiuiduo contubernio mecum uixit, id te scire, quem numquam uiderim nisi pro tribunali? an quod libertus adsiduus, cui omnis facultas inspiciendi fuit, quod is libertus non uiderit, te qui numquam eo accesseris uidisse? denique ut, quod non uidisti, id tale fuerit, quale dicis: atqui, stulte, si hodie illud sudariolum tu intercepisses, quicquid ex eo promeres, ego magicum negarem.
 
traduzione
 
C'? di pi?: e dimenticavo di parlarne. Ci sono cose che tu confessi di ignorare, eppure le denunci come le conoscessi. Affermi che io, presso i Lari di Ponziano, tenevo avvolti in un fazzoletto alcuni oggetti. Quali fossero questi oggetti e di che natura, confessi di non saperlo: e aggiungi che nessuna persona li ha mai visti. Non di meno sostieni che erano strumenti di magia. Non ti si faranno dei complimenti, Emiliano: nel tuo mestiere di accusatore non mostri n? astuzia n? impudenza: credilo pure. Mostri lo sterile furore di un animo invidioso e la miserabile follia di una selvaggia vecchiaia. Ecco press'a poco il discorso che hai fatto a un giudice cos?. grave e perspicace. ?Apuleio teneva alcuni oggetti avvolti in un lino presso i Lari di Ponziano; ignoro quali fossero tali oggetti, e perci? sostengo fossero oggetti di magia. Credi dunque a quello che dico, perch? dico quello che ignoro?. Bellissimi argomenti, che non lasciano dubbi sull'accusato: ?questo fu perch? ignoro ci? che fu?. Ci sei tu solo al mondo, Emiliano, che sai anche quello che non sai. Per la sciocchezza ti innalzi sopra tutti, giacch? i pi? esperti ed acuti filosofi dicono che non dobbiamo prestar fede neppure alle cose che vediamo, mentre tu parli con sicurezza anche delle cose che non hai n? viste n? intese. Ponziano se vivesse e tu gli chiedessi cosa c'era in quell'involucro, risponderebbe di non saperlo. Ecco qui: il liberto che tiene ancora le chiavi della stanza, e che ? dalla vostra parte, dichiara di non aver mai esaminato quell'oggetto: e s? che egli, come custode dei libri l? conservati, apriva e chiudeva quasi ogni giorno; entrava spesso con noi, pi? spesso solo, vedeva il pannolino posto su una tavola, senza sigillo n? legame. Perch? no? L? dentro c'erano nascosti oggetti magici: appunto perci? lo conservavo con tanta negligenza; anzi lo esponevo liberamente alla curiosit? e alla vista di chi potesse anche, volendo, portarlo via; lo affidavo all'altrui custodia, lo abbandonavo all'altrui discrezione. Come vuoi, ora, che ti si creda? Ci? che ignor? Ponziano, il quale convisse con me inseparabilmente, si pu? mai credere lo sappia proprio tu, di cui vedo soltanto ora, dinanzi al tribunale, la faccia? Ci? che il liberto sempre presente, che aveva ogni facilit? di guardare, ci? che quel liberto non ha visto, lo hai visto tu che non hai mai veduto, sia come dici tu. Ebbene, povero sciocco, se oggi tu avessi intercettato quel fazzoletto, qualunque oggetto tu ne traessi fuori, io negherei che sia magico.
 

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